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Alfa Romeo al Bremen Classic Motorshow

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Fondata da Giorgetto Giugiaro e da Aldo Mantovani, l’Italdesign già
in precedenza aveva progettato l’Alfasud, una vettura che interpretava
in modo innovativo il concetto di carrozzeria a “due volumi”
(“hatchback”): frontale basso, grazie alla compattezza del motore
“Boxer” anteriore (un unicum nel suo segmento), abitabilità interna da
classe superiore, bagagliaio capiente e, come è naturale per un’Alfa
Romeo, maneggevolezza e tenuta di strada da prima della classe. Anche
l’Alfasud Sprint, la versione coupé della gamma presentata nel 1976,
esattamente 40 anni fa, venne disegnata dall’Italdesign, che realizzò un
coupé “leggero” e lineare in grado di esaltare ancora di più le qualità
dinamiche dell’Alfasud.

L’incarico per la progettazione della Caimano fu accompagnato dalla
richiesta di creare un’auto senza alcuna possibilità di reale utilizzo.
In armonia con l’incrollabile fede nel progresso caratteristica
dell’epoca, Giugiaro progettò un “cuneo su ruote” che relegò in secondo
piano tutto ciò che era stato prodotto fino ad allora.

Italdesign disegnò sul telaio dell’Alfasud accorciato di 20
centimetri una carrozzeria che sembra provenire da un romanzo di
fantascienza. L’abitacolo a due posti è chiuso da una cupola di vetro
che rende l’aspetto della vettura simile a una navicella spaziale e che
si apre ruotando in avanti. Il montante anteriore viene così totalmente
eliminato, mentre quello centrale e quello posteriore formano un
roll-bar dietro l’abitacolo. La parte posteriore del tetto forma uno
spoiler, regolabile dall’interno in quattro posizioni diverse, fino a un
angolo di 32 gradi.

Sotto la cupola, guidatore e passeggero possono accomodarsi in
posizione allungata nei sedili a vaschetta con poggiatesta integrati.
L’auto è sprovvista di finestrini apribili: solo due piccole aperture
scorrevoli sul bordo laterale della cupola consentono un contatto con il
mondo esterno e la circolazione dell’aria all’interno. La plancia
sporgente presenta due strumenti di grandi dimensioni con degli insoliti
display in cui gli indicatori sono fissi, mentre a ruotare sono i
cilindri graduati.

La leggera piega sotto il cofano è da imputare al motore da 1,2 litri
dell’Alfasud, un propulsore “Boxer” a quattro cilindri da 68 CV con
ridotti ingombri in altezza e dunque particolarmente adatto a
equipaggiare una vettura a “frontale basso”. Infine nella vista
anteriore spiccano i fari a scomparsa, caratteristici degli anni
Settanta.

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